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Numero di inventario

Cat.2147

  • Documento
  • Scrittura Recto

Descrizione generale

La Disputa di Hermias: Un Conflitto Legale dell’Antico Egitto

Questo papiro, datato all’anno 117 d.C., è uno dei documenti più importanti del fondo greco del Museo Egizio di Torino. Redatto in greco, narra un caso legale complesso tra Hermias, membro di una famiglia aristocratica locale, e un gruppo di operatori funebri noti come choachiti, attivi nella città di Diòspolis Magna (moderna Tebe).

Al centro della vicenda c'è una casa situata lungo un percorso sacro dedicato alle dee Hera e Demetra. Hermias accusa i choachiti di essersi impadroniti illegalmente della proprietà, di avervi svolto riti funebri non autorizzati e di aver ignorato ripetute ordinanze di sfratto. I choachiti, dal canto loro, presentano antichi contratti e rivendicano diritti basati su decenni di possesso pacifico.

Il papiro documenta le argomentazioni delle parti, le testimonianze, e le deliberazioni dei funzionari pubblici, offrendo uno straordinario spaccato della vita giuridica, religiosa e sociale dell’Egitto romano. Grazie alla sua eccezionale conservazione e alla ricchezza di dettagli, il testo è stato scelto come caso pilota per una nuova edizione digitale interattiva accessibile anche ai non specialisti.

Attraverso la voce di Hermias e dei suoi avversari, il visitatore entra nel cuore pulsante di una comunità antica, dove legge, religione e memoria familiare si intrecciano nella difesa del diritto e dell’onore.

Epoca

Graeco-Roman Period (332 BC-565 AD)

Dinastia

Ptolemaic Period (305-30 BC)

Faraone

Ptolemy VIII (Euergetes II)

Provenienza

Thebes

Acquisizione: Drovetti, Bernardino

Data acquisizione: 1824

Papiri collegati (accedi TPOP)

Immagini

Immagine

  • Text 1

Traduzione

Colonna I

Anno 54, Hathyr 22, Diòspolis Magna

Davanti a Herakleides, uno degli archisomatophylakes, epistates del Perithebas e responsabile delle entrate del distretto, alla presenza anche di Polemon e Herakleides (entrambi archisomatophylakes), Herakleides anche in qualità di gymnasiarcha, Apollonios figlio di Apollonios, Hermogenes dei phìloi, Pankrates dei diàdochoi, Komanos il comandante, Paniskos figlio di Ammonios dei katechoi, e molti altri ancora, Hermias figlio di Ptolemaios, di origine ombita, intentò causa contro i choachiti locali — Horos, Psenchonsis, Panas, Chonopres e i loro fratelli.

Fu letta una petizione presentata da Hermias, syngenes, strategos e nomarch. La petizione, trasmessa a me, recitava:

"A Hermias, syngenes, strategos e nomarch, da Hermias figlio di Ptolemaios, uno dei diàdochoi e comandante in carica.

Nell'anno 53, mese di Mecheir, quando Demetrios, syngenes ed epistrategos, giunse a Diòspolis Magna, presentai una petizione contro Horos figlio di Harsiesis, Psenchonsis figlio di Teephibis, Panas figlio di Pechytis, Chonopres figlio di Harsiesis e i loro fratelli, che celebrano i riti nelle necropoli e sono conosciuti come choachiti.

In quella petizione dichiaravo:

  • di possedere a Diòspolis Magna alcune proprietà ancestrali appartenute ai miei avi;

  • che gli imputati, residenti amministrativamente nei Memnoneia — dove a loro e ai loro antenati fu concesso di abitare — mi avevano ignorato, poiché risiedo altrove, e avevano occupato la mia casa. La casa, situata nella parte sud-ovest di Diòspolis, si trova a nord della strada che porta al fiume della grande dea Hera e a sud della strada per il santuario di Demetra. I muri erano ancora in piedi.


Colonna II

  • Con violenza, hanno ricostruito le parti danneggiate e ora vi abitano, rivendicando falsamente la proprietà.

Informato dell’accaduto, mi recai a Diòspolis Magna nell’anno 45. Dopo averli affrontati, affermarono di aver acquistato la casa da Lobais, figlia di Herieus. Presentai dunque, nello stesso anno, una petizione ai sovrani contro Lobais presso i chrematistai di Diòspolis Magna, dove Dionysos era presidente di tribunale. Inserii la petizione nel vaso ufficiale per evitare pretesti da parte loro.

Quando il mio caso fu trattato nel mese di Pachon dell’anno 45, Lobais ammise di non avere diritto alcuno, poiché né lei né i suoi avi avevano posseduto parte del terreno. Insieme a me, firmò un atto di rinuncia dichiarando di non vantare diritti sulla casa, né nel presente né nel passato.

Di conseguenza, gli imputati furono sfrattati e si ritirarono nei Memnoneia. Io, che avevo subito danni per lungo tempo, tornai nella mia abitazione poiché essi non mi avevano più contattato. Quando tornai più volte a Diòspolis Magna, si allontanavano alla mia vista.

Non contenti di occupare la mia casa, vi lasciarono anche dei cadaveri, ignorando le sanzioni previste, nonostante:

  • la casa si trovi sul percorso processionale sacro di Hera e Demetra, dee per cui è empio sia il contatto con i morti che con coloro che li trattano;

  • il precedente strategos Aineas avesse scritto a Ptolemaios (allora epistates) ordinando il trasferimento di queste persone nei Memnoneia, in conformità agli ordini reali trasmessi da Tatas, il medico del re;

  • anche il strategos Diasthenes avesse ordinato il trasferimento dei choachiti.

Presenterò le copie di questi ordini al processo.

Quando, per ordine degli uomini di Demetrios, fu loro chiesto di comparire in tribunale finché la questione non fosse risolta, essi fuggirono. Poiché Demetrios stava partendo, chiesi che tu prendessi una decisione sulla petizione. Il documento, già inviato, lo consegnai a Latonpolis nel mese di Phamenoth.


Colonna III

Successivamente, tu scrivesti a Ptolemaios, allora epistates, affinché convocasse gli imputati per risolvere la controversia. Poiché ciò non avvenne, quando, nel mese di Pauni dello stesso anno, giungesti a Diòspolis Magna con Demetrios per la traversata del grandissimo dio Ammone, ti consegnai la petizione menzionata contro i suddetti convenuti. Una volta che fu loro ordinato di presentarsi in tribunale, si sottrassero al processo e non comparvero, per cui fui costretto a fare ritorno con te nel tuo distretto.

Perciò ti chiedo, considerando il danno arrecatomi da individui di natura empia, che tu ordini, se lo ritieni giusto, ad Herakleides, epistates del Perithebas, di convocare i colpevoli e indagare su questi fatti, affinché siano costretti a lasciare la casa, qualora io dimostri la fondatezza delle mie affermazioni, e affinché, riconosciuti colpevoli di avervi depositato cadaveri, siano condotti da te per ricevere giusta punizione. Così otterrò giustizia. Sta’ bene."


Colonna IV

Dopo che Philokles lesse ad alta voce i documenti depositati, l’avvocato presentò:

  • Una copia della petizione ai sovrani, la quale era stata depositata da Hermias nel vaso dei chrematistai in occasione della loro presenza a Diòspolis Magna, il cui presidente di tribunale era Dionysos. Detta petizione era diretta contro Lobais, figlia di Herieus, che aveva venduto la casa a Horos e ai suoi; aggiunse che Lobais, congiuntamente con lui, aveva prodotto un atto di rinuncia, dichiarando di non vantare alcun possesso sulla casa, né nel presente né nel passato, in modo da privare gli avversari di ogni pretesto. Ciò avrebbe permesso a Hermias di tenere lontani Horos e i suoi dal possesso della casa.

  • Un rapporto del basilikòs grammatèus riguardante un processo che Hermias aveva intentato presso i chrematistai contro Harmais, figlio di Nechtmonthes, sacerdote di Ammon a Diòspolis Magna, riguardante venti arure di campo di grano, appartenenti agli avi di Hermias. L’avvocato riferì che Apollonios, figlio di Damon, aveva venduto irregolarmente tali terre a Harmais; in seguito, Apollonios, subentrato a Harmais nel processo, aveva presentato un accordo di rinuncia, rinunciando al possesso delle terre. Il basilikòs grammatèus, basandosi sulle relazioni del topogrammateus e del komogrammateus, aveva accertato che la terra risultava registrata a nome di Hermon, figlio di Hermias e nonno di Hermias. Questo, secondo l’avvocato, costituiva prova determinante a favore di Hermias nel processo contro Horos e i suoi circa la casa.

  • Una copia dell’ordinanza secondo cui i contratti egizi non registrati sono nulli, con la conseguente dichiarazione che non era possibile utilizzare i contratti relativi alla casa presentati da Horos e dai suoi.

  • Estratti dalla legge locale che stabilivano che, se qualcuno presentava in tribunale un contratto non confermato da giuramento, questo non doveva essere ammesso, e che ogni contratto falso doveva essere strappato.

  • La disposizione sulla garanzia, secondo cui i convenuti dovevano intentare causa nei confronti di coloro che aveva trasferito loro la proprietà della casa.

  • Ulteriori delibere di Hermias, in qualità di syngenes, strategos e nomarch, fra cui una lettera dello strategos Diasthenes (accompagnata da una lettera dei sacerdoti di Ammon e da una relazione del topogrammateus Pamonthes) e una lettera dello strategos Aineas circa il trasferimento degli imbalsamatori (taricheutai) da Diòspolis Magna ai Memnoneia. L’avvocato sostenne che anche queste delibere conferivano a Hermias diritti di proprietà sulla casa.

  • Le ordinanze sui termini di prescrizione, lamentando che i convenuti non avessero agito tempestivamente nonostante il decorso dei termini.

Infine, a sostegno della sua difesa, richiese che i convenuti fossero sfrattati e che la casa venisse restituita a Hermias.


Colonna V

Quando Deinon, difensore di Horos e dei suoi, prese la parola, sostenne che Hermias, basandosi su accuse infondate, aveva ingannato Horos e i suoi causandogli un danno considerevole senza alcun fondamento.

L’avvocato lesa la posizione dei choachiti basandosi sulle copie dei contratti egizi tradotti in greco, fra cui:

  • Un documento redatto nel mese di Pachon dell’anno 28 del regno di Philometor, secondo cui Teephibis, padre di Psenchonsis e di Chonopres, acquistò da Helekis, Lobais, Tbaiais, Senerieus, Herieus, Senosorphibis e Sisois (detto anche Herieus), sette cubiti quadri e mezzo di terreno nella parte meridionale di un’area di dieci cubiti non edificata, che appartenevano agli imputati.

  • Un altro documento in cui Hasos, padre degli imputati Nechoutes, Hasos, un altro Nechoutes e della sorella Nechoutis, comprò simmetricamente due cubiti e mezzo nello stesso mese e anno.

  • Un documento redatto nel mese di Mesore dell’anno 35 sotto lo stesso regno, secondo cui Pechytes, padre di Panas, Patous, Pasemis, Harpchemis e Senamounis, acquistò da Ammonios e Zbendetis la quota di un quarto di cubiti (pari a tre cubiti e un terzo) appartenente alla casa.

Poiché le tasse su questi contratti erano state pagate, l’avvocato affermò che i choachiti erano proprietari incontestabili da trentasette anni.

Come ulteriore prova, citò i decreti sull’amnistia che stabilivano il diritto a conservare la proprietà anche in assenza di documenti.

Riguardo ai documenti della controparte, l’avvocato dichiarò:

  • Nella petizione precedente, il convenuto aveva dichiarato ai sovrani che suo padre era partito con altri soldati da Diòspolis Magna verso le regioni meridionali durante la rivolta sotto il padre dei sovrani, il dio Epiphanes.

  • Calcolando gli anni di regno (24 di Epiphanes, 35 di Philometor, 29 di Euergetes), si giungeva a 88 anni. Ciò dimostrava che né il padre di Hermias né Hermias stesso avevano vissuto a Diòspolis Magna, e che non avevano quindi alcuna pretesa sulla casa dopo tanto tempo.


Colonna VI

L’avvocato proseguì sostenendo che Hermias non aveva presentato alcuna ricevuta di pagamento né altro documento a dimostrazione del possesso, e che aveva depositato fraudolentemente l’atto di rinuncia. Poiché i venditori erano nove e Horos e i suoi vivevano nella casa esercitando pieno possesso, sarebbe stato necessario che Hermias intentasse causa contro di loro e che questi, a loro volta, citassero in giudizio i venditori, concludendo il processo o instaurando un procedimento di garanzia davanti ai giudici locali con udienza pubblica.

Affermò che, se Hermias avesse voluto intentare un processo regolare, avrebbe seguito le vie legali anziché agire con malizia, tramando intrighi. Gli avversari non potevano sapere se egli agisse in collusione con Lobais, la quale non aveva più titolo a rivendicare la casa avendo venduto la sua parte (un settimo di sette cubiti e mezzo, pari a un cubito).

L’avvocato, citando un processo precedente tra Hermias, Harmais e Apollonios, aggiunse:

  • Hermias aveva accusato Harmais di aver venduto irregolarmente parti di terra.

  • Aveva citato in giudizio Harmais (acquirente), non Apollonios (venditore).

  • Harmais, avendo a sua volta citato Apollonios, aveva in seguito fatto valere i suoi diritti contro Hermias basandosi sul precedente procedimento.

Quindi, Hermias non aveva più argomenti riguardo all’atto di rinuncia con Lobais e non aveva cacciato Horos e i suoi dalla casa.


Colonna VII

Riguardo all’ordinanza sulla registrazione dei contratti, l’avvocato affermò che non era di supporto a Hermias, poiché lui stesso aveva ammesso che Lobais e i suoi fratelli avevano venduto la casa a Horos e ai suoi fratelli e l’avevano poi citata in giudizio.

Circa le leggi locali sulla garanzia mediante giuramento:

  • Se l’azione fosse stata giudicata davanti ai giudici locali (laokritai), Hermias avrebbe dovuto dimostrare di essere figlio di Ptolemaios e di colei che dichiarava essere sua madre, e di discendere dai parenti menzionati, prima di provare la sua proprietà sulla casa.

In base alle leggi delle città greche e ai decreti approvati, avrebbe dovuto anche accettare di pagare l’imposta di successione o registrare la successione, pena una multa di diecimila dracme e l’invalidità delle disposizioni legali che aveva fatto riguardo al possesso.

Inoltre:

  • I Sovrani avevano concesso un’amnistia a tutti i sudditi entro il 19º giorno del mese di Thoth dell’anno 53, rendendo i contratti di Hermias inattaccabili.

  • Il titolo di possesso e di proprietà di Horos e dei suoi era garantito dalle stesse amnistie e dai decreti reali, anche qualora mancassero i contratti. Ora che producevano atti di proprietà, rivendicavano il possesso della casa basandosi su detti decreti.

  • Hermias non aveva depositato alcuna prova contraria.

Riguardo ai termini di prescrizione:

  • Anche se qualcuno avesse tentato di rivendicare diritti a lungo, ciò non poteva essere concesso per più di uno, due o tre anni, e solo a chi vantava un certo diritto.

  • Non era ammesso estendere il termine fino alla morte del padre di Hermias o di Hermias stesso, poiché nessuno dei due aveva mai abitato a Diòspolis Magna; quindi, dopo tanti anni e senza prove, non avevano alcun diritto di proprietà.

Infine, fu depositata una sentenza dell’8º giorno del mese di Payni dell’anno 51, secondo la quale:

  • Hermias, giudicato davanti a Ptolemaios (allora epistates), era stato sconfitto;

  • Gli era stato ordinato di non molestare continuamente Horos e i suoi, lasciandoli in possesso della casa.


Colonna VIII

L’avvocato sottolineò che Hermias non doveva più disturbare Horos e i suoi, lasciandoli proprietari della casa.

Riguardo al processo intentato da Hermias contro Harmais e Apollonios, dichiarò:

  • Quelle azioni erano estranee alla controversia sulla casa;

  • Non si poteva consentire a Hermias di trasferire la questione su un altro caso, non pertinente al processo in corso.

Sulle carte relative al trasferimento degli imbalsamatori (taricheutai) ai Memnoneia, osservò:

  • Anche quei documenti erano del tutto irrilevanti;

  • Era evidente che Hermias fosse consapevole di non avere alcun diritto e usasse tali atti per intimidire i suoi avversari.

I choachiti non erano imbalsamatori ma custodi delle mummie, con compiti distinti.

Durante le feste ufficiali, essi spargevano sabbia nel tempio di Ammon e in quello di Hera; ogni anno, nelle processioni di Ammon ai Memnoneia, guidavano i riti sacri come choachiti, mentre gli imbalsamatori avevano un proprio decreto di protezione reale.

Anche se gli imbalsamatori fossero stati trasferiti, nessuno, nemmeno Hermias, poteva impossessarsi delle loro proprietà; ciascuno era libero proprietario e poteva venderle.

Hermias, introducendo questioni non pertinenti e arrogandosi poteri da strategos, aveva agito da delatore senza prove, depositando documenti contro gli imbalsamatori, Harmais e Apollonios, come se gli fossero utili.


Colonna IX

Se avesse veramente creduto nel suo diritto, non avrebbe prodotto documenti estranei.

Poiché:

  • Gli avvocati avevano esposto una difesa articolata;

  • Hermias non aveva presentato alcun titolo di proprietà o documento a prova di possesso, affidandosi solo a mere parole;

  • Horos e i suoi avevano dimostrato, mediante documenti, che i loro avi avevano acquistato la casa da Helekis, Lobais e gli altri (nove venditori), pagando le tasse per i contratti egizi;

  • Avevano inoltre mostrato che i loro genitori avevano posseduto il bene ininterrottamente fino alla loro morte, e che la proprietà era passata a loro senza contesta;

  • Avevano depositato un’ordinanza dell’anno 26 sulle amnistie per i proprietari e una sentenza di Ptolemaios (allora epistates) che vietava a Hermias di avanzare pretese;


    Colonna X

    Basandomi sui contratti depositati dai choachiti e sulle ordinanze reali sulla proprietà privata, poiché non risultava alcun documento valido contro di loro,

    dissi a Hermias di non introdursi con la forza, e ad Horos e ai suoi di esercitare il possesso sulla casa come avevano fatto fin dall’inizio

Editore

Rosa Maria Piccione (RMP), Chiara Senatore (CS)

Collaboratore

Mattia Ruben Rizzolo (MRR), Susanne Töpfer (ST)

Script

greek

Tipologia testo

Legal text, Documentary text, Juridical text

Parole chiave

choachyt, court case, embalming, Epistates, funeral, Legal Dispute, Official Decree, Ownership, Petition, Possession, Renunciation, Strategos, Trial Record

Nome del luogo

Latonpolis, Memnoneia, Thebes (Diòspolis Magna)

Epoca

Graeco-Roman Period (332 BC-565 AD)

Dinastia

Ptolemaic Period (305-30 BC)

Faraone

Ptolemy VIII (Euergetes II)

Raffigurazione

Yes

Descrizione raffigurazione

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Bibliografia di riferimento

Pestman, Processo di Hermias, no. 12

EVT Project Chiara Senatore: Digital edition


Museo Egizio