Scopri come scienziati e restauratori lavorano insieme per rimuovere adesivi dannosi applicati in passato ai papiri antichi, utilizzando tecniche moderne e sicure.
Il Papiro Cat. 1836 è un manoscritto egizio antico conservato al Museo Egizio. Come molti papiri presenti nelle collezioni museali, è stato restaurato diversi decenni fa - probabilmente negli anni ’50 - con materiali e metodi che oggi sappiamo essere potenzialmente dannosi. Ad esempio, è stato rinforzato con carta spessa e incollato all’interno di una cornice con adesivi diversi, che col tempo possono indebolire o danneggiare il supporto fragile del papiro.
Questo progetto mira a studiare e rimuovere in modo sicuro questi materiali di restauro per proteggere il papiro nel lungo termine.
I restauratori dell’Ottocento e del Novecento hanno operato con le conoscenze disponibili all’epoca. Tuttavia, oggi sappiamo che molti dei materiali usati - come carte pesanti e adesivi aggressivi - possono causare danni. Col tempo, queste sostanze possono stressare la fibra del papiro, modificarne la consistenza o accelerarne il degrado. La loro rimozione è un processo delicato che richiede strumenti scientifici avanzati e competenze specializzate.
1. Analisi degli adesivi storici
Per prima cosa analizziamo i tipi di colla e materiali applicati durante i restauri passati. Conoscere la loro composizione chimica ci aiuta a scegliere i metodi più sicuri per rimuoverli.
2. Test su campioni simulati
Prima di intervenire sull’originale, realizziamo riproduzioni fedeli del papiro, complete di inchiostri e segni di invecchiamento. Questi mock-up ci permettono di sperimentare i diversi metodi di pulizia senza rischiare danni al manoscritto autentico.
3. Sperimentazione di nuove tecnologie
Accanto ai metodi tradizionali (come l’uso controllato di solventi), testiamo tecnologie innovative come il plasma freddo e agenti biorestaurativi. Questi strumenti possono offrire soluzioni più delicate ed efficaci per la conservazione del papiro.
4. Pulizia controllata dell’originale
Dopo aver selezionato il metodo più efficace, lo applicheremo con la massima cautela direttamente al Papiro Cat. 1836, rimuovendo le sostanze dannose senza compromettere la scrittura o la struttura originale.
I risultati di questo progetto non serviranno solo a salvare un singolo papiro. Le tecniche sviluppate potranno essere applicate ad altri documenti antichi, contribuendo a creare nuovi standard per la conservazione dei papiri in tutto il mondo.
Unendo ricerca scientifica e pratica conservativa, stiamo offrendo a oggetti fragili come il Papiro Cat. 1836 una nuova possibilità di raccontare la propria storia.
Questo progetto è realizzato in collaborazione tra il Museo Egizio (Francesca Gaia Maiocchi) e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze (Andrea Cagnini, Rita Capitani, Angelita Mairani), uno dei più importanti istituti di restauro in Italia, in collaborazione con il restauratore Livio Nappo. Collaborano anche ricercatori dell’Istituto Nazionale di Ottica per lo studio delle fibre tramite tecniche di imaging avanzate.