Uno dei manoscritti più straordinari della collezione è il Libro dei Morti appartenuto a Kha, che ricoprì il ruolo di Capo degli artigiani nella necropoli reale durante i regni di Amenofi II e Amenofi III (ca. 1425–1353 a.C.), nella metà della XVIII dinastia. Nel 1906, durante lo scavo della tomba 8 a Deir el-Medina, Ernesto Schiaparelli rinvenne il papiro in condizioni eccezionali, adagiato con cura sopra il sarcofago interno di Kha, quasi completamente nascosto sotto di esso.
Questo lungo rotolo, scritto in geroglifici corsivi, contiene trentatré formule del Libro dei Morti, una raccolta funeraria destinata a guidare, proteggere e risvegliare il defunto nell’aldilà. Il testo si legge da sinistra a destra e mostra un livello molto alto di competenza scribale. Vivaci vignette a colori si alternano al testo, arricchendone l’impatto visivo. L’immagine iniziale raffigura Kha e la moglie Merit al cospetto del dio dell’aldilà Osiride.
Il nome di Kha ricorre frequentemente all’interno del manoscritto, solitamente dopo i titoli introdotti dalle formule “parole dette da” o “egli dice”, oppure alla fine delle formule stesse. In modo significativo, però, negli incantesimi 13 e 17 lo spazio destinato al nome del proprietario è rimasto vuoto. Questo suggerisce che il manoscritto fosse stato inizialmente preparato per un altro individuo. Quando fu successivamente adattato per Kha, il suo nome fu aggiunto, ma non in modo uniforme in tutto il papiro.
Anche se non fu realizzato originariamente per lui, la qualità eccezionale del papiro indica che era comunque destinato a una persona di alto rango. L’elegante impaginazione e le illustrazioni vivaci – sebbene non del tutto completate – testimoniano la perizia e la cura con cui fu prodotto. Alcune modifiche successive, avvenute durante il riuso per Kha, sono particolarmente evidenti. Per esempio, la vignetta iniziale mostra Osiride nella consueta forma mummiforme, ma sotto la pittura bianca è ancora visibile un disegno a piume. Questo ripensamento decorativo potrebbe riflettere un cambiamento nel gusto estetico o nelle preferenze simboliche legate al riutilizzo del papiro.
Nel febbraio 2024, il papiro è stato sottoposto a un’indagine scientifica approfondita, condotta nell’ambito di un progetto del Museo Egizio con il supporto del laboratorio mobile MOLAB dell’infrastruttura europea E-RIHS (European Research Infrastructure for Heritage Science), in collaborazione con gruppi di ricerca dell’ISPC-CNR (sedi di Catania, Firenze, Milano, Roma), dello SCITEC-CNR di Perugia e del centro SMAArt dell’Università degli Studi di Perugia.
Le tecniche analitiche avanzate impiegate comprendevano:
L’indagine ha permesso di identificare una complessa tavolozza di pigmenti:
Di particolare rilievo è stata l’identificazione di stratigrafie pittoriche tramite Micro-SORS. Questa tecnica ha rivelato, ad esempio, la presenza di orpimento applicato sopra uno strato di realgar (As₄S₄) nei motivi solari.
Il Libro dei Morti di Kha rappresenta uno degli esemplari meglio conservati del Nuovo Regno egiziano. I materiali pregiati, la calligrafia accurata e le vivaci illustrazioni testimoniano l’abilità e l’attenzione con cui fu realizzato. Tuttavia, un’analisi più attenta ne rivela anche la storia di riuso: nomi cancellati e riscritti, decorazioni incomplete, dettagli aggiunti successivamente. Tutto ciò indica che il papiro fu inizialmente concepito per un altro proprietario e poi adattato per Kha, importante funzionario della necropoli reale.
Lo studio di questo manoscritto ha arricchito la nostra conoscenza delle pratiche scrittorie e pittoriche dell’antico Egitto, in particolare riguardo al riutilizzo dei supporti e all’impiego differenziato dei pigmenti. Grazie alle moderne tecnologie di imaging e analisi non invasive, oggi è possibile rilevare questi cambiamenti con straordinaria precisione. Questo approccio consente di seguire la “biografia” degli oggetti antichi e di comprendere meglio come furono realizzati, usati e trasformati nel tempo.
Affiliazioni:
¹ CNR – Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC), Italia ² CNR – Istituto di Scienze e Tecnologie Chimiche “Giulio Natta” (SCITEC), Italia ³ Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino, Italia ⁴ Sapienza Università di Roma, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Scienze dell’Antichità, Italia ⁵ Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie, Università di Perugia, Italia